Cari fratelli, sorelle, pellegrini della speranza,
Ci troviamo oggi, in questa Eucaristia conclusiva dei nostri Esercizi Spirituali, sotto la memoria di san Bonaventura, Dottore Serafico, la cui vita e il cui pensiero ci invitano a contemplare Dio con il cuore e la ragione. Abbiamo camminato insieme, “Pellegrini della speranza, verso il luogo del miracolo”, esplorando le virtù che ci rendono veri cercatori: il cuore, i piedi, le mani, gli occhi e le orecchie. E ora, alla fine di questo ritiro, ci prepariamo per un nuovo inizio, un Capitolo Generale che si presenta come una soglia cruciale per la vostra amata Congregazione Cavanis.
Le letture di oggi risuonano profondamente con il cammino che avete percorso e con le sfide che avete davanti. Nell’Esodo (2,1-15), vediamo la nascita di Mosè, un leader che emerge in mezzo all’avversità. La sua vita è un miracolo fin dall’inizio, salvato dalle acque, preparato dalla provvidenza divina per una grande missione. Questo passo ci ricorda che anche nelle situazioni più precarie, Dio opera meraviglie. Così è stato all’inizio della vostra Congregazione carismática. Così sarà in questo momento non fácile. Il testo del Esodo ci parla della speranza che nasce nella disperazione, della mano di Dio che guida e protegge. Come Mosè, che fu tratto dalle acque per una missione, anche voi, come Congregazione, siete chiamati ad essere tratti dalle vostre stesse acque di difficoltà per un nuovo scopo.
Il Salmo 68 eleva un grido di fiducia e di supplica. È un salmo che risuona con la preghiera di coloro che si sentono sopraffatti dalle difficoltà, ma che mantengono la fede nella salvezza divina. “Salvami, o Dio, perché le acque mi giungono fino al collo”, preghiamo. Questa è una preghiera che molti di noi, e certamente la vostra Congregazione, possono sentire come propria in questo momento. Riconoscete la precarietà del vostro istituto -e della vita religiosa in generale-, le tensioni nella comunione, le difficili esperienze di leadership. Ma il salmo vi invita anche a non scoraggiarvi, a mantenere lo sguardo fisso nel Signore che ascolta il grido dei suoi fedeli. È un promemoria che la vostra fede non è una negazione della realtà, ma un’ancora in mezzo alla tempesta.
E poi, nel Vangelo di Matteo (11,20-24), Gesù rimprovera le città che non si sono convertite nonostante i miracoli che hanno visto. Questo passo ci interpella direttamente. Ci mette in guardia contro la compiacenza, contro la cecità spirituale. Siete stati testimoni di innumerevoli miracoli nella storia della vostra Congregazione, avete sperimentato la grazia di Dio in molti modi. La domanda è: abbiamo risposto con un cuore pentito e trasformato? Siamo stati sufficientemente attenti ai segni dei tempi e alla voce di Dio che ci chiama al rinnovamento? Questo Vangelo vi invita a una profonda introspezione: state vedendo i miracoli di Dio nella vostra storia e nel nostro presente, o siete diventati ciechi ad essi per abitudine o scoraggiamento?
Le Sfide e l’Infrangibile Passione Carismatica
Cari fratelli, non possiamo negare la realtà. Sappiamo che questo Capitolo Generale suscita timori. Timori per la difficile comunione tra i membri, per le cattive esperienze del passato che hanno ferito la fraternità e lasciato cicatrici. Percepite forse una situazione precaria che vi esige una profonda onestà, un coraggioso discernimento e uno sguardo senza veli alla vostra stessa realtà. È facile lasciarsi prendere dallo scoraggiamento, dalla rassegnazione di fronte a ciò che sembra un cammino difficile.
Ma permettetemi di ricordarvi che siamo pellegrini della speranza. La speranza non è una vana illusione, una pia fantasia, ma la certezza che Dio è fedele alle sue promesse, anche quando tutto sembra andare contro. La vostra passione carismatica, quella di essere educatori dei giovani dalla paternità che riflette la paternità di Dio, non è cessata. Non è cessata! È una fiamma che continua a vivere in molti cuori, che ci brucia dentro, che vi spinge ad andare avanti. È l’essenza di ciò che siate, la ragion d’essere della vostra vocazione, l’eredità dei nostri fondatori. Questa passione è il motore che vi spinge a cercare cammini di rinnovamento, a non arrendervi di fronte alle difficoltà, a credere che il miracolo è possibile.
Una Nuova Pentecoste: Riconciliazione e Rinascita del Carisma
Di fronte alle sfide che affrontiate, c’è una verità ineludibile, una necessità vitale: è assolutamente necessaria la presenza dello Spirito Santo. Non è un’opzione, è un’urgenza. Avete bisogno di una nuova pentecoste, un’effusione dello Spirito che ravvivi in noi il fuoco del carisma Cavanis, che ci dia il coraggio degli Apostoli, la saggezza per discernere e la forza per agire. Solo lo Spirito Santo può sanare le vostre ferite, abbattere i muri di incomprensione e sfiducia che vi separano, e condurvi a una profonda e sincera riconciliazione interna.
Questa riconciliazione non è solo un atto formale, una stretta di mano vuota, ma un processo di conversione del cuore, un cammino di umiltà e perdono. Implica perdonare ed essere perdonati, riconoscere le nostre fragilità e quelle degli altri, e cercare l’unità nella diversità. È la capacità di guardare il fratello con gli occhi di Cristo, di ascoltare con il cuore del Padre. Senza questa riconciliazione, il nostro carisma, per quanto bello e necessario, corre il rischio di non sopravvivere, di languire in questa era globale e digitale che ci esige nuove forme di presenza, di testimonianza e di comunione. Il mondo di oggi, i giovani di oggi, hanno bisogno di vedere in noi una fraternità viva, una testimonianza di unità e speranza.
Il miracolo che cerchiamo nel nostro pellegrinaggio non è un evento magico che ci esima dal nostro sforzo, ma la trasformazione dei nostri cuori per l’azione dello Spirito Santo e di Maria nostra Madre. È la capacità di essere quegli educatori paterni di cui i giovani di oggi hanno tanto bisogno, mostrando il volto misericordioso di Dio, un Dio che è Padre, che accoglie, che perdona, che ama incondizionatamente.
Che san Bonaventura, con la sua profonda saggezza, il suo amore per la contemplazione e la sua capacità di integrare fede e ragione, vi ispiri a cercare Dio in ogni cosa, a guardare le nostre realtà con gli occhi della fede e della speranza. Che ci aiuti a spogliarci di tutto ciò che impedisce il fluire dello Spirito Santo nelle nostre vite e nella nostra Congregazione.
Conclussione
Gridiamo come il Salmista: “Manda il tuo Spirito, Signore, e rinnoverai la faccia della Congregazione”. Che questo Capitolo Generale sia veramente il “luogo del miracolo”, l’inizio di una nuova pentecoste per la Congregazione Cavanis. Che ci riconciliamo, che ci amiamo come fratelli, e che così, come pellegrini della speranza, possiamo continuare a portare la paternità di Dio ai giovani del nostro tempo, con un cuore nuovo, piedi saldi, mani generose, occhi che vedono il bisogno e orecchie che ascoltano il grido. Amen.
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