11 luglio 2025
José Cristo Rey García Paredes, cmf
Omelia per la Festa di San Benedetto, Patrono d’Europa: Pellegrini della Speranza e l’Intelligenza dell’Amore
Cari fratelli e sorelle, religiosi e religiose, specialmente voi, Cavanis, venuti da diverse parti del mondo per questo ritiro così significativo. È una gioia condividere con voi l’Eucaristia in questo giorno così speciale, la festa di San Benedetto, Patrono d’Europa, un faro di saggezza e santità nella storia della nostra fede.
Le letture che abbiamo ascoltato oggi risuonano in modo profondo con il tema del vostro ritiro: “Le virtù del pellegrino della speranza verso il luogo del Miracolo e l’intelligenza dell’amore”. In esse, troviamo le chiavi per vivere pienamente la nostra vocazione.
Il Libro dei Proverbi ci invita a cercare la saggezza, l’intelligenza e la prudenza come tesori nascosti. Ci dice: “Se cerchi l’intelligenza come l’argento e la ricerchi come un tesoro, allora comprenderai il timore del Signore e troverai la conoscenza di Dio.” San Benedetto fu un uomo che cercò e trovò questa sapienza divina nella solitudine della grotta di Subiaco, e poi la condivise con il mondo attraverso la Regola, un cammino di vita che ha guidato innumerevoli anime verso Dio. Il suo motto, “Ora et Labora”, non è solo una formula, ma una sintesi di una vita dedicata a cercare Dio nella preghiera e a servirlo nel lavoro quotidiano, coltivando l’intelligenza del cuore per discernere la volontà divina.
Voi, religiosi Cavanis, fondati per le Scuole di Carità per i Bambini Poveri, incarnate in modo palpabile questa ricerca della saggezza che si traduce in amore concreto. Dedicandovi ai più piccoli e bisognosi, state costruendo, come San Benedetto, un futuro di speranza, dove l’amore si fa intelligenza che guida ogni azione e ogni parola. Non è forse un miracolo vedere come l’amore si moltiplica e trasforma vite attraverso la vostra generosa dedizione?
Il Salmo 33 ci ricorda che “la parola del Signore è retta, e tutta la sua opera, leale.” In mezzo alle incertezze e alle sfide del mondo, la Parola di Dio è la nostra bussola. Per il pellegrino della speranza, quella Parola è il cibo che sostiene il passo, la luce che illumina il cammino verso il “luogo del Miracolo”. Per San Benedetto, la Sacra Scrittura fu la fonte inesauribile della sua saggezza, il fondamento della sua spiritualità e l’ispirazione della sua Regola.
Infine, nel Vangelo di Matteo, ascoltiamo la risposta di Gesù a Pietro: “In verità vi dico: chiunque avrà lasciato case, o fratelli o sorelle, o padre o madre, o figli o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.” Questa promessa è l’eco della chiamata radicale che ognuno di voi ha ascoltato nel proprio cuore. Avete lasciato molto, sì, ma lo avete fatto per un amore più grande, per una speranza che trascende il terreno.
Qui, su questa bella montagna, riuniti per preparare il vostro Capitolo Generale, state vivendo un’esperienza di pellegrinazione. Siete pellegrini della speranza, chiamati a discernere insieme il futuro, a riaffermare il vostro carisma e a rinnovare il vostro impegno con l’intelligenza dell’amore. Il luogo del milagro non è solo un destino fisico, ma uno stato del cuore, dove la fede si incontra con l’azione, e dove la carità trasforma la realtà. Ogni bambino povero che voi accogliete, ogni vita che voi toccate con l’intelligenza dell’amore, diventa un piccolo miracolo.
So che il vostro sogno carismatico è grandioso, e che in modo particolare anelate a un nuovo e abbondante fiorire vocazionale in tutto il mondo. Nonostante le sfide, non disperate, ma attendete con fiducia questo miracolo che solo lo Spirito può concedere. Che questo Capitolo Generale sia per voi un vero spazio per i sogni impossibili, un tempo di profondo ascolto e di audace fiducia nel Signore della messe.
Che l’intercessione di San Benedetto, pellegrino instancabile di Dio, vi ispiri a continuare a coltivare le virtù della speranza, della saggezza e dell’amore. Che questo ritiro vi fortifichi affinché, come i Padri Cavanis, continuiate ad essere costruttori di carità, seminatori di speranza e testimoni viventi dell’intelligenza dell’amore in un mondo che tanto lo necessita. Amen.
12 luglio 2025
José Cristo Rey García Paredes, cmf
Cari fratelli e sorelle, pellegrini della speranza,
Siete qui per questi Esercizi Spirituali, in questo tempo prezioso di preparazione al vostro Capitolo Generale, un momento così decisivo per la sopravvivenza e il futuro del vostro prezioso carisma.
- La Voce del Deserto: Un Legame che Trasforma
- Il Coraggio della Speranza e la Forza della Grazia
- La parola forte e chiara del Vangelo di Matteo
La Voce del Deserto: Un Legame che Trasforma
Ascoltiamo la voce antica di Giacobbe, che nel libro della Genesi chiede di essere sepolto con i suoi padri, unendo la sua fine alla storia di un popolo. E subito dopo, l’eco del timore che serpeggia tra i fratelli di Giuseppe, dopo la morte del padre. “Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?”.
Quanta paura in queste parole! Quanta paura si annida spesso anche nei nostri cuori, nelle nostre comunità, nelle nostre istituzioni, quando un ciclo si chiude e un altro si apre. I fratelli di Giuseppe temevano la vendetta, ma la risposta di Giuseppe è un balsamo inaspettato: “Non temete. Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso.”
Ecco il miracolo! Quello che gli uomini avevano inteso come male, Dio lo ha trasformato in bene. Un popolo è stato salvato, la vita è fiorita. Questa è la promessa, la speranza che ci guida: anche nelle difficoltà, nelle incertezze, persino nei tradimenti, Dio è all’opera, tessendo un disegno più grande, un disegno di vita.
Il Coraggio della Speranza e la Forza della Grazia
Il Salmo Responsoriale ci invita a un’azione: “Voi che cercate Dio, fatevi coraggio” o “Cerchiamo il tuo volto, Signore: colmaci di gioia.”
Quanta risonanza con il vostro cammino, vero? Siete qui a cercare il volto di Dio, a trovare la forza e la direzione per il vostro futuro. Il salmo ci spinge a rendere grazie, a proclamare le opere del Signore, a gioire nel Suo nome. È un invito a riscoprire la gioia, anche quando le sfide sembrano schiaccianti, anche quando si avvicina un Capitolo Generale che, come avete detto, è decisivo per la vostra sopravvivenza.
E poi, la parola forte e chiara del Vangelo di Matteo.
Gesù dice ai suoi apostoli: “Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.” E aggiunge: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima.”
Pellegrini del Miracolo: La vostra Missione, la vostra Speranza
Cari fratelli e sorelle, voi che dedicate la vostra vita ai bambini e ai giovani più poveri, conoscete la paura. Conoscete la paura della fame, dell’ignoranza, dell’abbandono. Ma conoscete anche la forza della speranza, quella che vi spinge ogni giorno a varcare la soglia delle vostre scuole della carità. Giuseppe in Egitto, nel suo perdono, ci mostra la strada della riconciliazione e della fiducia nella Provvidenza divina, anche quando tutto sembra perduto. Gesù, nel Vangelo, ci invita a non temere, a confidare nel Padre che conta persino i capelli del nostro capo, perché “voi valete più di molti passeri!”
In un tempo in cui le nostre istituzioni affrontano un momento cruciale per la sua sopravvivenza, queste parole sono un’ àncora. La vostra carità educativa è un segno visibile del Regno di Dio, un luogo dove la speranza germoglia anche nella terra più arida. Non temete le sfide, non temete i cambiamenti, non temete ciò che è nascosto o ciò che deve essere svelato. Dio è con voi, come lo fu con Giuseppe, trasformando il male in bene, le difficoltà in opportunità.
Voi siete i pellegrini della speranza che camminano verso il luogo del miracolo. E quel luogo non è un punto geografico, ma un’esperienza profonda di fede, di fiducia e di abbandono alla volontà di Dio. Il miracolo è la vostra perseveranza, la vostra dedizione, la vostra capacità di amare e servire, nonostante tutto. Il miracolo è la vita che ogni giorno rinasce nei cuori dei vostri bambini e giovani, grazie al vostro instancabile lavoro.
Che questo tempo di Esercizi Spirituali sia un’occasione per attingere a questa fonte inesauribile di coraggio e speranza. Che possiate affrontare il vostro Capitolo Generale con la certezza che, anche nelle decisioni più difficili, Dio è all’opera, guidandovi verso un futuro di fecondità. Il Signore ha un progetto per voi, un progetto che passa attraverso la vostra fedeltà al carisma, la vostra unità e il vostro amore incondizionato per i più piccoli.
Con questa fiducia, andiamo avanti, con il cuore colmo di gratitudine per le meraviglie che Dio compie attraverso ciascuno di voi. Amen.
13 Luglio 2025
Cari fratelli e sorelle, educatori e educatrici delle “Scuole di Carità”,
Ci troviamo oggi, vigilia di questo importante Capitolo Generale, per riflettere insieme sul cuore della nostra vocazione: l’amore. Il Vangelo di questa domenica ci invita a un’avventura profonda: “Ama e avrai vita!”. È un comandamento che risuona con particolare forza in questo momento cruciale per le vostre comunità sparse tra Italia, America, Africa e Asia.
L’arte di amare, ci ricorda la Parola, è l’arte di vivere. Ma come si ama, specialmente quando ci troviamo di fronte a incertezze e precarietà, come quelle che affrontate in Europa e in America, o in Africa o in Asia? O quando il senso di unità, lo spirito comune, sembra vacillare?
Il primo passo, ci dice la Scrittura, è “Ascolta!”. Non è “Ama!” la prima parola, ma “Ascolta!”. L’amore è una risposta. È una risposta all’amore immenso che Dio ha per noi, e una risposta ai bisogni di coloro che ci circondano. Ascoltare significa aprirsi, accogliere, guardare la realtà con il cuore. Questo ascolto attento vi guiderà nel discernimento del vostro futuro, nel tracciare i prossimi sei anni e nell’eleggere un governo centrale e generale capace di infondere nuova vita dove c’è stasi o conflitto.
Ma chi è il nostro prossimo, specialmente in un tempo in cui la distanza e la disunione possono farsi sentire? Gesù non ci dà una lista di chi dobbiamo amare. Invece, con la parabola del buon Samaritano, ci esorta a “farsi prossimo”, ad avvicinarsi, a prendersi cura. Non si tratta solo di sentimenti, ma di azioni concrete, di interrompere i nostri piani per rispondere a una necessità. Questo è il cuore della carità che le vostre comunità, questa comunità capitolare, e ovviamente le vostre scuole sono chiamate a irradiare.
Farsi prossimo significa tendere la mano a chi ci ha ferito o noi stessi abbiamo ferito, a chi si sente isolato, a chi cerca un punto di riferimento. Significa costruire ponti tra le diverse realtà delle vostre comunità globali, superando le divisioni e rafforzando quel senso di famiglia e di missione comune. Questo è il compito che vi aspetta nel vostro Capitolo: riscoprire l’amore come forza unificante e rigeneratrice.
Sacerdoti e leviti passarono oltre. Il Samaritano, uno “straniero”, fu mosso a compassione e agì. Non permettete che le difficoltà vi impediscano di avvicinarvi. La compassione, l’amore concreto, sarà la vostra arma più potente per far rivivere ciò che sembra in punto di morte.
“Ama e avrai vita.” Questa è la promessa. Facciamo della carità operosa, di quel “farsi prossimo” quotidiano, il fondamento della vostra rinnovata unità e del vostro futuro. Il vostro compito di educatori nella carità è di testimoniare questo amore che trasforma, unisce e genera vita, non solo nelle vostre scuole, ma nel cuore di ogni religiosa e religioso che compone questa grande famiglia. Che il vostro Capitolo sia un tempo di grazia per riaccendere la fiamma dell’amore, capace di toccare i cuori e di costruire un futuro di speranza.
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