¡LA EXPOSICIÓN DE LA PALABRA! Más allá de la Exposición del Santísimo: Domingo 19 ciclo B

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Y LA PALABRA…. ¡se hizo Música!

EUCARISTÍA – por Siro López, formador, artista, creador

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EL PAN DEL CAMINO – Domingo 18 del ciclo B

Dividiré esta homilía en tres partes:

  • El alimento del desierto
  • Nuestro extraño camino
  • El alimento del desierto
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LA MEDICINA DE LA INMORTALIDAD (Jn 6, 1-5) Domingo 17 del ciclo B

Dividiré esta homilía en tres partes:

  • El pan de la vida
  • El fármaco de la inmortalidad
  • ¡Misterio de la fe!
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¡LLEGAR A DES-ARMARSE!

Pablo VI y Atenágoras

Veo por doquier demasiada gente armada: en la sociedad política, en la religión, en las familias, en la vida consagrada. ¡Siempre hay un enemigo al que atacar! ¿De qué nos sirve decir tantas veces “¡la paz sea con vosotros!”, si la guerra abierta o encubierta está siempre a la orden del día? Las armas verbales, las armas de la mirada despreciativa, o de la mirada negada, las armas del corazón de piedra. Y con las armas, nuestras “armaduras”: con ellas defendemos nuestra supuesta dignidad, nuestra soberbia agazapada, nuestro “tener siempre razón”, nuestro “punto de vista que siempre es el mejor”. En este contexto, ha llegado a mí un texto del Patriarca de Constantinopla, Atenágoras falleció el 1972 y que me hace pensar y aprender la lección. Helo aquí:

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“EL JUEGO INFINITO” DEL CARISMA

Hace algunos años apareció un libro muy interesante. Su autor, James P. Carse -académico estadounidense y profesor de historia y literatura de la religión en la Universidad de Nueva York- lo tituló “Juegos finitos e infinitos: una visión de la vida como juego y posibilidad (“Finite and infinite Games: a visión of life as Play and Possibility”[1]). En él habla el autor de dos tipos de juegos: los juegos finitos y los juegos infinitos. Este planteamiento es inspirador. Aplicable a diversas situaciones y realidades. También es aplicable al carisma de cada instituto dentro de la vida consagrada. Y nos permite soñar lo que parece imposible.

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PASTORES SEGÚN EL CORAZÓN DE DIOS -16 domingo ciclo B

Dividiré esta homilía en tres partes:

  • El “buen pastor” o gobernante.
  • Cuando el pueblo de Dios se siente atendido.
  • Un excelente programa en forma de oración.
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Desde la celda de la Fundación de los CMF -VIC, 16 Julio 1849,

Hace 175 en esta celda del Seminario de Vic nació la Congregación de los Misioneros Hijos del Inmaculado Corazón de María. Este lugar fue su pequeño “Belén”.

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OMELIE – CAVANIS

José Cristo Rey García Paredes, cmf

Omelia per la Festa di San Benedetto, Patrono d’Europa: Pellegrini della Speranza e l’Intelligenza dell’Amore

Cari fratelli e sorelle, religiosi e religiose, specialmente voi, Cavanis, venuti da diverse parti del mondo per questo ritiro così significativo. È una gioia condividere con voi l’Eucaristia in questo giorno così speciale, la festa di San Benedetto, Patrono d’Europa, un faro di saggezza e santità nella storia della nostra fede.

Le letture che abbiamo ascoltato oggi risuonano in modo profondo con il tema del vostro ritiro: “Le virtù del pellegrino della speranza verso il luogo del Miracolo e l’intelligenza dell’amore”. In esse, troviamo le chiavi per vivere pienamente la nostra vocazione.

Il Libro dei Proverbi ci invita a cercare la saggezza, l’intelligenza e la prudenza come tesori nascosti. Ci dice: “Se cerchi l’intelligenza come l’argento e la ricerchi come un tesoro, allora comprenderai il timore del Signore e troverai la conoscenza di Dio.” San Benedetto fu un uomo che cercò e trovò questa sapienza divina nella solitudine della grotta di Subiaco, e poi la condivise con il mondo attraverso la Regola, un cammino di vita che ha guidato innumerevoli anime verso Dio. Il suo motto, “Ora et Labora”, non è solo una formula, ma una sintesi di una vita dedicata a cercare Dio nella preghiera e a servirlo nel lavoro quotidiano, coltivando l’intelligenza del cuore per discernere la volontà divina.

Voi, religiosi Cavanis, fondati per le Scuole di Carità per i Bambini Poveri, incarnate in modo palpabile questa ricerca della saggezza che si traduce in amore concreto. Dedicandovi ai più piccoli e bisognosi, state costruendo, come San Benedetto, un futuro di speranza, dove l’amore si fa intelligenza che guida ogni azione e ogni parola. Non è forse un miracolo vedere come l’amore si moltiplica e trasforma vite attraverso la vostra generosa dedizione?

Il Salmo 33 ci ricorda che “la parola del Signore è retta, e tutta la sua opera, leale.” In mezzo alle incertezze e alle sfide del mondo, la Parola di Dio è la nostra bussola. Per il pellegrino della speranza, quella Parola è il cibo che sostiene il passo, la luce che illumina il cammino verso il “luogo del Miracolo”. Per San Benedetto, la Sacra Scrittura fu la fonte inesauribile della sua saggezza, il fondamento della sua spiritualità e l’ispirazione della sua Regola.

Infine, nel Vangelo di Matteo, ascoltiamo la risposta di Gesù a Pietro: “In verità vi dico: chiunque avrà lasciato case, o fratelli o sorelle, o padre o madre, o figli o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.” Questa promessa è l’eco della chiamata radicale che ognuno di voi ha ascoltato nel proprio cuore. Avete lasciato molto, sì, ma lo avete fatto per un amore più grande, per una speranza che trascende il terreno.

Qui, su questa bella montagna, riuniti per preparare il vostro Capitolo Generale, state vivendo un’esperienza di pellegrinazione. Siete pellegrini della speranza, chiamati a discernere insieme il futuro, a riaffermare il vostro carisma e a rinnovare il vostro impegno con l’intelligenza dell’amore. Il luogo del milagro non è solo un destino fisico, ma uno stato del cuore, dove la fede si incontra con l’azione, e dove la carità trasforma la realtà. Ogni bambino povero che voi accogliete, ogni vita che voi toccate con l’intelligenza dell’amore, diventa un piccolo miracolo.

So che il vostro sogno carismatico è grandioso, e che in modo particolare anelate a un nuovo e abbondante fiorire vocazionale in tutto il mondo. Nonostante le sfide, non disperate, ma attendete con fiducia questo miracolo che solo lo Spirito può concedere. Che questo Capitolo Generale sia per voi un vero spazio per i sogni impossibili, un tempo di profondo ascolto e di audace fiducia nel Signore della messe.

Che l’intercessione di San Benedetto, pellegrino instancabile di Dio, vi ispiri a continuare a coltivare le virtù della speranza, della saggezza e dell’amore. Che questo ritiro vi fortifichi affinché, come i Padri Cavanis, continuiate ad essere costruttori di carità, seminatori di speranza e testimoni viventi dell’intelligenza dell’amore in un mondo che tanto lo necessita. Amen.

12 luglio 2025

José Cristo Rey García Paredes, cmf

Cari fratelli e sorelle, pellegrini della speranza,

Siete qui per questi Esercizi Spirituali, in questo tempo prezioso di preparazione al vostro Capitolo Generale, un momento così decisivo per la sopravvivenza e il futuro del vostro prezioso carisma.

  • La Voce del Deserto: Un Legame che Trasforma
  • Il Coraggio della Speranza e la Forza della Grazia
  • La parola forte e chiara del Vangelo di Matteo

Ascoltiamo la voce antica di Giacobbe, che nel libro della Genesi chiede di essere sepolto con i suoi padri, unendo la sua fine alla storia di un popolo. E subito dopo, l’eco del timore che serpeggia tra i fratelli di Giuseppe, dopo la morte del padre. “Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli abbiamo fatto?”.

Quanta paura in queste parole! Quanta paura si annida spesso anche nei nostri cuori, nelle nostre comunità, nelle nostre istituzioni, quando un ciclo si chiude e un altro si apre. I fratelli di Giuseppe temevano la vendetta, ma la risposta di Giuseppe è un balsamo inaspettato: “Non temete. Tengo io forse il posto di Dio? Se voi avevate tramato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso.”

Ecco il miracolo! Quello che gli uomini avevano inteso come male, Dio lo ha trasformato in bene. Un popolo è stato salvato, la vita è fiorita. Questa è la promessa, la speranza che ci guida: anche nelle difficoltà, nelle incertezze, persino nei tradimenti, Dio è all’opera, tessendo un disegno più grande, un disegno di vita.

Il Salmo Responsoriale ci invita a un’azione: “Voi che cercate Dio, fatevi coraggio” o “Cerchiamo il tuo volto, Signore: colmaci di gioia.”

 Quanta risonanza con il vostro cammino, vero? Siete qui a cercare il volto di Dio, a trovare la forza e la direzione per il vostro futuro. Il salmo ci spinge a rendere grazie, a proclamare le opere del Signore, a gioire nel Suo nome. È un invito a riscoprire la gioia, anche quando le sfide sembrano schiaccianti, anche quando si avvicina un Capitolo Generale che, come avete detto, è decisivo per la vostra sopravvivenza.

Gesù dice ai suoi apostoli: “Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.” E aggiunge: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima.”

Pellegrini del Miracolo: La vostra Missione, la vostra Speranza

Cari fratelli e sorelle, voi che dedicate la vostra vita ai bambini e ai giovani più poveri, conoscete la paura. Conoscete la paura della fame, dell’ignoranza, dell’abbandono. Ma conoscete anche la forza della speranza, quella che vi spinge ogni giorno a varcare la soglia delle vostre scuole della carità. Giuseppe in Egitto, nel suo perdono, ci mostra la strada della riconciliazione e della fiducia nella Provvidenza divina, anche quando tutto sembra perduto. Gesù, nel Vangelo, ci invita a non temere, a confidare nel Padre che conta persino i capelli del nostro capo, perché “voi valete più di molti passeri!”

In un tempo in cui le nostre istituzioni affrontano un momento cruciale per la sua sopravvivenza, queste parole sono un’ àncora. La vostra carità educativa è un segno visibile del Regno di Dio, un luogo dove la speranza germoglia anche nella terra più arida. Non temete le sfide, non temete i cambiamenti, non temete ciò che è nascosto o ciò che deve essere svelato. Dio è con voi, come lo fu con Giuseppe, trasformando il male in bene, le difficoltà in opportunità.

Voi siete i pellegrini della speranza che camminano verso il luogo del miracolo. E quel luogo non è un punto geografico, ma un’esperienza profonda di fede, di fiducia e di abbandono alla volontà di Dio. Il miracolo è la vostra perseveranza, la vostra dedizione, la vostra capacità di amare e servire, nonostante tutto. Il miracolo è la vita che ogni giorno rinasce nei cuori dei vostri bambini e giovani, grazie al vostro instancabile lavoro.

Che questo tempo di Esercizi Spirituali sia un’occasione per attingere a questa fonte inesauribile di coraggio e speranza. Che possiate affrontare il vostro Capitolo Generale con la certezza che, anche nelle decisioni più difficili, Dio è all’opera, guidandovi verso un futuro di fecondità. Il Signore ha un progetto per voi, un progetto che passa attraverso la vostra fedeltà al carisma, la vostra unità e il vostro amore incondizionato per i più piccoli.

Con questa fiducia, andiamo avanti, con il cuore colmo di gratitudine per le meraviglie che Dio compie attraverso ciascuno di voi. Amen.

13 Luglio 2025

Cari fratelli e sorelle, educatori e educatrici delle “Scuole di Carità”,

Ci troviamo oggi, vigilia di questo importante Capitolo Generale, per riflettere insieme sul cuore della nostra vocazione: l’amore. Il Vangelo di questa domenica ci invita a un’avventura profonda: “Ama e avrai vita!”. È un comandamento che risuona con particolare forza in questo momento cruciale per le vostre comunità sparse tra Italia, America, Africa e Asia.

L’arte di amare, ci ricorda la Parola, è l’arte di vivere. Ma come si ama, specialmente quando ci troviamo di fronte a incertezze e precarietà, come quelle che affrontate in Europa e in America, o in Africa o in Asia? O quando il senso di unità, lo spirito comune, sembra vacillare?

Il primo passo, ci dice la Scrittura, è “Ascolta!”. Non è “Ama!” la prima parola, ma “Ascolta!”. L’amore è una risposta. È una risposta all’amore immenso che Dio ha per noi, e una risposta ai bisogni di coloro che ci circondano. Ascoltare significa aprirsi, accogliere, guardare la realtà con il cuore. Questo ascolto attento vi guiderà nel discernimento del vostro futuro, nel tracciare i prossimi sei anni e nell’eleggere un governo centrale e generale capace di infondere nuova vita dove c’è stasi o conflitto.

Ma chi è il nostro prossimo, specialmente in un tempo in cui la distanza e la disunione possono farsi sentire? Gesù non ci dà una lista di chi dobbiamo amare. Invece, con la parabola del buon Samaritano, ci esorta a “farsi prossimo”, ad avvicinarsi, a prendersi cura. Non si tratta solo di sentimenti, ma di azioni concrete, di interrompere i nostri piani per rispondere a una necessità. Questo è il cuore della carità che le vostre comunità, questa comunità capitolare, e ovviamente le vostre scuole sono chiamate a irradiare.

Farsi prossimo significa tendere la mano a chi ci ha ferito o noi stessi abbiamo ferito, a chi si sente isolato, a chi cerca un punto di riferimento. Significa costruire ponti tra le diverse realtà delle vostre comunità globali, superando le divisioni e rafforzando quel senso di famiglia e di missione comune. Questo è il compito che vi aspetta nel vostro Capitolo: riscoprire l’amore come forza unificante e rigeneratrice.

Sacerdoti e leviti passarono oltre. Il Samaritano, uno “straniero”, fu mosso a compassione e agì. Non permettete che le difficoltà vi impediscano di avvicinarvi. La compassione, l’amore concreto, sarà la vostra arma più potente per far rivivere ciò che sembra in punto di morte.

“Ama e avrai vita.” Questa è la promessa. Facciamo della carità operosa, di quel “farsi prossimo” quotidiano, il fondamento della vostra rinnovata unità e del vostro futuro. Il vostro compito di educatori nella carità è di testimoniare questo amore che trasforma, unisce e genera vita, non solo nelle vostre scuole, ma nel cuore di ogni religiosa e religioso che compone questa grande famiglia. Che il vostro Capitolo sia un tempo di grazia per riaccendere la fiamma dell’amore, capace di toccare i cuori e di costruire un futuro di speranza.

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OMELIE “CAVANIS” – ultima omelia 15-Luglio 2025

Cari fratelli, sorelle, pellegrini della speranza,

Ci troviamo oggi, in questa Eucaristia conclusiva dei nostri Esercizi Spirituali, sotto la memoria di san Bonaventura, Dottore Serafico, la cui vita e il cui pensiero ci invitano a contemplare Dio con il cuore e la ragione. Abbiamo camminato insieme, “Pellegrini della speranza, verso il luogo del miracolo”, esplorando le virtù che ci rendono veri cercatori: il cuore, i piedi, le mani, gli occhi e le orecchie. E ora, alla fine di questo ritiro, ci prepariamo per un nuovo inizio, un Capitolo Generale che si presenta come una soglia cruciale per la vostra amata Congregazione Cavanis.

Le letture di oggi risuonano profondamente con il cammino che avete percorso e con le sfide che avete davanti. Nell’Esodo (2,1-15), vediamo la nascita di Mosè, un leader che emerge in mezzo all’avversità. La sua vita è un miracolo fin dall’inizio, salvato dalle acque, preparato dalla provvidenza divina per una grande missione. Questo passo ci ricorda che anche nelle situazioni più precarie, Dio opera meraviglie. Così è stato all’inizio della vostra Congregazione carismática. Così sarà in questo momento non fácile. Il testo del Esodo ci parla della speranza che nasce nella disperazione, della mano di Dio che guida e protegge. Come Mosè, che fu tratto dalle acque per una missione, anche voi, come Congregazione, siete chiamati ad essere tratti dalle vostre stesse acque di difficoltà per un nuovo scopo.

Il Salmo 68 eleva un grido di fiducia e di supplica. È un salmo che risuona con la preghiera di coloro che si sentono sopraffatti dalle difficoltà, ma che mantengono la fede nella salvezza divina. “Salvami, o Dio, perché le acque mi giungono fino al collo”, preghiamo. Questa è una preghiera che molti di noi, e certamente la vostra Congregazione, possono sentire come propria in questo momento. Riconoscete la precarietà del vostro istituto -e della vita religiosa in generale-, le tensioni nella comunione, le difficili esperienze di leadership. Ma il salmo vi invita anche a non scoraggiarvi, a mantenere lo sguardo fisso nel Signore che ascolta il grido dei suoi fedeli. È un promemoria che la vostra fede non è una negazione della realtà, ma un’ancora in mezzo alla tempesta.

E poi, nel Vangelo di Matteo (11,20-24), Gesù rimprovera le città che non si sono convertite nonostante i miracoli che hanno visto. Questo passo ci interpella direttamente. Ci mette in guardia contro la compiacenza, contro la cecità spirituale. Siete stati testimoni di innumerevoli miracoli nella storia della vostra Congregazione, avete sperimentato la grazia di Dio in molti modi. La domanda è: abbiamo risposto con un cuore pentito e trasformato? Siamo stati sufficientemente attenti ai segni dei tempi e alla voce di Dio che ci chiama al rinnovamento? Questo Vangelo vi invita a una profonda introspezione: state vedendo i miracoli di Dio nella vostra storia e nel nostro presente, o siete diventati ciechi ad essi per abitudine o scoraggiamento?

Le Sfide e l’Infrangibile Passione Carismatica

Cari fratelli, non possiamo negare la realtà. Sappiamo che questo Capitolo Generale suscita timori. Timori per la difficile comunione tra i membri, per le cattive esperienze del passato che hanno ferito la fraternità e lasciato cicatrici. Percepite forse una situazione precaria che vi esige una profonda onestà, un coraggioso discernimento e uno sguardo senza veli alla vostra stessa realtà. È facile lasciarsi prendere dallo scoraggiamento, dalla rassegnazione di fronte a ciò che sembra un cammino difficile.

Ma permettetemi di ricordarvi che siamo pellegrini della speranza. La speranza non è una vana illusione, una pia fantasia, ma la certezza che Dio è fedele alle sue promesse, anche quando tutto sembra andare contro. La vostra passione carismatica, quella di essere educatori dei giovani dalla paternità che riflette la paternità di Dio, non è cessata. Non è cessata! È una fiamma che continua a vivere in molti cuori, che ci brucia dentro, che vi spinge ad andare avanti. È l’essenza di ciò che siate, la ragion d’essere della vostra vocazione, l’eredità dei nostri fondatori. Questa passione è il motore che vi spinge a cercare cammini di rinnovamento, a non arrendervi di fronte alle difficoltà, a credere che il miracolo è possibile.

Una Nuova Pentecoste: Riconciliazione e Rinascita del Carisma

Di fronte alle sfide che affrontiate, c’è una verità ineludibile, una necessità vitale: è assolutamente necessaria la presenza dello Spirito Santo. Non è un’opzione, è un’urgenza. Avete bisogno di una nuova pentecoste, un’effusione dello Spirito che ravvivi in noi il fuoco del carisma Cavanis, che ci dia il coraggio degli Apostoli, la saggezza per discernere e la forza per agire. Solo lo Spirito Santo può sanare le vostre ferite, abbattere i muri di incomprensione e sfiducia che vi separano, e condurvi a una profonda e sincera riconciliazione interna.

Questa riconciliazione non è solo un atto formale, una stretta di mano vuota, ma un processo di conversione del cuore, un cammino di umiltà e perdono. Implica perdonare ed essere perdonati, riconoscere le nostre fragilità e quelle degli altri, e cercare l’unità nella diversità. È la capacità di guardare il fratello con gli occhi di Cristo, di ascoltare con il cuore del Padre. Senza questa riconciliazione, il nostro carisma, per quanto bello e necessario, corre il rischio di non sopravvivere, di languire in questa era globale e digitale che ci esige nuove forme di presenza, di testimonianza e di comunione. Il mondo di oggi, i giovani di oggi, hanno bisogno di vedere in noi una fraternità viva, una testimonianza di unità e speranza.

Il miracolo che cerchiamo nel nostro pellegrinaggio non è un evento magico che ci esima dal nostro sforzo, ma la trasformazione dei nostri cuori per l’azione dello Spirito Santo e di Maria nostra Madre. È la capacità di essere quegli educatori paterni di cui i giovani di oggi hanno tanto bisogno, mostrando il volto misericordioso di Dio, un Dio che è Padre, che accoglie, che perdona, che ama incondizionatamente.

Che san Bonaventura, con la sua profonda saggezza, il suo amore per la contemplazione e la sua capacità di integrare fede e ragione, vi ispiri a cercare Dio in ogni cosa, a guardare le nostre realtà con gli occhi della fede e della speranza. Che ci aiuti a spogliarci di tutto ciò che impedisce il fluire dello Spirito Santo nelle nostre vite e nella nostra Congregazione.

Conclussione

Gridiamo come il Salmista: “Manda il tuo Spirito, Signore, e rinnoverai la faccia della Congregazione”. Che questo Capitolo Generale sia veramente il “luogo del miracolo”, l’inizio di una nuova pentecoste per la Congregazione Cavanis. Che ci riconciliamo, che ci amiamo come fratelli, e che così, come pellegrini della speranza, possiamo continuare a portare la paternità di Dio ai giovani del nostro tempo, con un cuore nuovo, piedi saldi, mani generose, occhi che vedono il bisogno e orecchie che ascoltano il grido. Amen.

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